I love you Bella!
Poor Things è il film dell'anno. Non importa che sia fedele al libro scritto da Alasdair Gray, non importano le scene di nudo integrale e sesso (moltissime, troppe, non a caso in Italia è vietato ai minori di sedici anni: scelta dovuta e più che condivisibile); una sola cosa importa: come ha fatto uno sconosciuto regista greco a convincere a lavorare per lui Nicole Kidman, Rachel Weisz, Colin Farrell, Mark Ruffalo e Olivia Colman, dopo un film come Dogtooth?
Che Lanthimos abbia un immenso talento per la sceneggiatura e per il racconto spesso macabro, è fuori discussione.
Ama intensamente il grandangolo, ok, non capiamo il perché, ma chi siamo noi per giudicare il genio? Probabilmente è la cifra stilistica di un regista ormai diventato un'icona.
Schivo e tutt'altro che auto-celebrativo, ha fatto vincere il secondo Oscar a Emma Stone: incredibile.
Il film lascia esterrefatti, gli attori sono diretti con enorme maestria e consapevolezza del mezzo, anche la post-produzione non invade lo schermo né la trama.
Qualche aggiunta furbetta e dedicata all'iconografia hollywoodiana: il ballo nel ristorante di Lisbona; d'altronde quale film iconico non contiene una scena di ballo? Da Pulp Fiction a Via col Vento, al Gattopardo.
Bella, la protagonista che parla alla terza persona, fa esperienza del mondo, vive, conosce l'umanità, la sofferenza, e infine sé stessa.
I suoi compagni di viaggio sono dei poveretti, delle povere creature, che la scortano in una tragicommedia irresistibile.
In molti hanno azzardato l'ipotesi che Poor Things sia un film femminista. Forse sarebbe più esatto dire che Povere creature è un film in cui la storia della donna in occidente è letta attraverso occhi maschili.
Basti pensare ai secoli di vessazioni subìte da parte femminile in cui le donne erano reputate irrazionali, inadatte alla vita pubblica, emotivamente incostanti; e al finale del film in cui Bella scopre la vocazione scientifica dopo aver vissuto le tappe della propria emancipazione. “Noi siamo i nostri mezzi di produzione” dirà all'uscita dalla casa di appuntamenti.
Lanthimos si interroga sull'autorità (e sull'autoritarismo), dopo la distopia di The Lobster e La Favorita: tema principe della produzione del regista.
In effetti, quale soggetto migliore di una giovane donna scampata alle costrizioni sociali e all'autoritarismo maschile?
Ancora una volta il dibattito è sul corpo della donna, corpo sul quale Bella attua delle scelte.
Ed è questo il punto indigeribile per l'avvocato Wedderburn che la trascinerà in giro per l'Europa: Bella sceglie per sé.
Anche il marito di Bella dovrà cedere di fronte alla ritrovata libertà di una persona del tutto nuova, una donna che non si piega agli ordini del patriarcato.
Un film bellissimo e grandioso, forse addirittura una pietra miliare.